Loading...

Tag: incubatore

Startup e PMI insieme per l’innovazione: il progetto AdottUp

La sezione “Piccole Imprese” di Confindustria ha ideato il programma AdottUp: si tratta di un progetto per favorire l’incontro tra le Startup innovative ad alto potenziale di crescita e le PMI italiane.

Nato nell’ottica di favorire l’innovazione nel tessuto imprenditoriale nazionale, il progetto AdottUp si avvale della collaborazione di Gruppo Intesa SanPaolo, che ha messo a disposizione un fondo di 200 milioni di euro per un accordo che prevede:

– la possibilità per gli startupper di sottoporre le idee di impresa nel sito Officine Formative;

– la selezione delle idee migliori da parte del Comitato congiunto Intesa Sanpaolo/Confindustria;

– la possibilità per le idee selezionate di usufruire del programma di alta formazione, consulenza e assistenza Makeit realizzato dal Gruppo Intesa Sanpaolo; o di essere inserite nella Vetrina delle migliori idee e pubblicizzate all’interno del Sistema per un’eventuale adozione (tale modalità è riservata alle startup già pronte per la fase di sviluppo).

L’incontro tra PMI e startup avviene attraverso il sistema dell’Adozione: l’impresa diventa un vero e proprio incubatore di nuove idee, attraverso tre possibili modalità. Tali modalità di Adozione sono:

1. Condivisione di servizi e assistenza: ricomprendono sia spazi fisici e uso di attrezzature e macchinari (che l’impresa mette a disposizione della startup a costo agevolato) che servizi di supporto e consulenza (gratuti);

2. Partnership commerciale e produttiva: la PMI adotta la startup fra i propri fornitori con rapporti di collaborazione e condizioni di favore, o tra i propri clienti con la possibilità di trasformare crediti in partecipazioni/investimenti.

3. Partnership finanziaria per l’innovazione: l’impresa fornisce finanziamenti e capitale di rischio alla startup a sostegno di un progetto, in cambio di royalties e/o acquisendo una quota di proprietà.

Il sistema di Adozioni su cui si basa AdottUp può rappresentare un vantaggio sia per le imprese già esistenti che per le startup: in particolare, le PMI possono accelerare l’innovazione, guardare da vicino dove si dirige lo sviluppo delle nuove tecnologie e investire in nuovi promettenti progetti. Le startup, invece, possono avvalersi degli spazi, della mentorship, della rete di clienti e fornitori dell’impresa e dell’esperienza imprenditoriale di chi ci lavora.

Per le startup interessate al progetto, è necessario sottoporre la propria idea innovativa a Intesa SanPaolo attraverso il sito di Officine Formative: qui, il link con tutte le informazioni per partecipare ad AdottUp.

Inoltre, troverete qui il Vademecum di Confindustria sul progetto AdottUp.

Napoli, 18 giugno 2013

I requisiti per gli Incubatori Certificati di Start up innovative

Il Decreto Sviluppo bis (D. L. 179/2012, convertito in legge 221/2012) ha introdotto, per la prima volta in Italia, il concetto di incubatore certificato di start-up innovative, delegando ad apposita disciplina attuativa la regolamentazione nel dettaglio. Tale regolamentazione è, quindi, stata emanata con Decreto Ministeriale (Ministero Sviluppo Economico) del 21/02/2013, pubblicato in Gazzetta Ufficiale 18/04/2013 n. 91, dove sono riportati i criteri e le scale di punteggi per gli incubatori certificati di start up innovative.

Nello specifico, il DL 179/2012 (convertito con legge n. 221/2012) elenca i requisiti necessari ad ottenere lo status di incubatore certificato di start-up innovative a seguito dell’iscrizione alla Sezione Speciale del Registro delle Imprese. Infatti, è proprio grazie all’iscrizione alla CCIAA che si ottiene lo status di incubatore certificato, cui conseguono una serie di agevolazioni:

–     esenzione dal pagamento dell’imposta di bollo e del diritto camerale per i primi 4 anni dall’iscrizione;

–     possibilità di remunerazione del personale con strumenti finanziari ovvero con ogni altro diritto o incentivo che preveda l’attribuzione di strumenti finanziari o diritti similari (si ricorda che il reddito da lavoro derivante dall’assegnazione di tali strumenti non concorre alla formazione del redito imponibile);

–     semplificazioni nella normativa prevista per il Credito d’Imposta, che viene concesso in via prioritaria rispetto alle altre imprese per il personale altamente qualificato assunto a tempo indeterminato, anche attraverso contratti di apprendistato;

–     accesso facilitato e gratuito al Fondo Centrale di Garanzia per le piccole e medie imprese;

–     una start-up innovativa può annoverare tra le spese di Ricerca e Sviluppo quelle relative ai servizi di incubazione forniti da un incubatore certificato;

–     la bozza di Regolamento sul crowdfunding della CONSOB prevede che una quota pari ad almeno il 5% degli strumenti finanziari offerti da un portale on-line di crowdfunding debba essere “sottoscritta da investitori professionali ovvero fondazioni bancarie, società finanziarie per l’innovazione e lo sviluppo di cui all’art. 2 della legge 5 ottobre 1991 n. 317, incubatori di start-up innovative“.

Nel dettaglio, per accedere alla Sezione Speciale del Registro delle Imprese è richiesta innanzitutto la costituzione dell’incubatore in forma di società di capitali (anche in forma cooperativa), residente in Italia, con oggetto sociale inerente all’erogazione di “servizi per sostenere la nascita e lo sviluppo di start-up innovative”. Inoltre, l’incubatore deve essere in possesso dei seguenti requisiti:

a)    disporre di strutture, anche immobiliari, adeguate ad accogliere start-up innovative, quali spazi riservati per poter installare attrezzature di prova, test, verifica o ricerca;

b)    disporre di attrezzature adeguate all’attività delle start-up innovative, quali sistemi di accesso alla rete internet, sale riunioni, macchinari per test, prove o prototipi;

c)    essere amministrato o diretto da persone di riconosciuta competenza in materia di impresa e innovazione e avere a disposizione una struttura tecnica e di consulenza manageriale permanente;

d)    avere regolari rapporti di collaborazione con università, centri di ricerca, istituzioni pubbliche e partner finanziari che svolgono attività e progetti collegati a start-up innovative;

e)    avere un’adeguata e comprovata esperienza nell’attività di sostegno a start-up innovative.

I primi due requisiti sono quindi di natura strutturale, mentre quelli previsti alle lettere c) ed e) si focalizzano sulle competenze dei gestori. Con il requisito di cui alla lettera d), inoltre, si chiede la dimostrazione di un network di contatti con gli stakeholders, quale condizione fondamentale per la costruzione di un ecosistema adatto alla nascita e alla crescita delle start up innovative.

Il suddetto Decreto Ministeriale ha poi specificato, in materia di requisiti, che un incubatore certificato di start up innovative può offrire servizi a sostegno delle start up “anche in modo non esclusivo“. Lo stesso Decreto approfondisce, inoltre, il requisito dell’esperienza di chi gestisce l’incubatore specificando che essa va identificata “nei soci, negli amministratori della società e nelle unità di lavoro, collaboratori o professionisti che operano con continuità, equivalenti a tempo pieno (FTE)” in attività “dedicate in modo specifico al supporto e alla consulenza alle start-up innovative“.

Inoltre, in apposite tabelle allegate al Decreto Ministeriale, sono specificati i requisiti e i corrispondenti punteggi minimi che l’incubatore deve dimostrare per potersi iscrivere nella sezione speciale della CCIAA e acquisire lo status di “incubatore certificato”. Nello specifico:

–     La tabella A contiene i requisiti elencati alle lettere a, b, c, d, del comma 5 dell’art. 25 (DL 179/2012). In relazione a tali requisiti, il punteggio minimo richiesto è di 30 punti.

–     La tabella B si riferisce agli indicatori del requisito di cui alla lettera e) del comma 5 dell’art. 25 (DL 179/2012). In relazione a tali requisiti, il punteggio minimo richiesto è di 40 punti.

Da una lettura delle tabelle, appare molto importante per il legislatore il peso di requisiti di natura strutturale: agli incubatori vengono, infatti, attribuiti ben 10 punti ogni 400 metri quadrati di superficie destinati alle start up innovative. Inoltre, sono premiati gli incubatori che mettono a disposizione delle imprese incubate reti internet a banda larga e spazi adeguati alle sperimentazioni.

Infine, è da notare la particolare attenzione riservata al numero di posti di lavoro creati dalle start-up innovative, ospitate nell’incubatore, e al valore complessivo della produzione di queste ultime, che vengono valutati nella loro evoluzione temporale: nella tabella B, infatti, sono previsti due indici di variazione percentuale di tali grandezze rispetto all’anno precedente.

Il DM 21/02/2013 del MISE prosegue all’art. 3 con la disciplina relativa al monitoraggio: l’attività è affidata alle Camere di Commercio, che trasmetteranno al Ministero apposita reportistica in formato elettronico con cadenza massima semestrale. L’attività di monitoraggio consente al MISE di valutare l’adeguatezza degli incubatori certificati di start up innovative.

L’ultimo aspetto analizzato dal Decreto Ministeriale è quello dei controlli: gli incubatori certificati hanno l’obbligo di conservare per almeno 5 anni dal momento dell’iscrizione della Sezione Speciale del Registro delle Imprese gli atti e i documenti attestanti la veridicità delle informazioni fornite alla CCIAA.

L’iscrizione alla sezione speciale della CCIAA avviene mediate presentazione, in formato elettronico di un’apposita Autocertificazione attestante il possesso dei suddetti requisiti.

Napoli, 24/05/2013

Il progetto di Vertis: un nuovo incubatore e 60 milioni di euro per le start up

Il 17 e 18 maggio si è tenuto a Napoli il ConvegnoIl ruolo del Venture Capital nello sviluppo economico del Mezzogiorno” organizzato dalla società partenopea di Venture Capital Vertis SGR.
Dagli interventi dei relatori, tra cui il vice presidente di Confindustria Enzo Boccia, Rocco Corigliano della Fondazione Cariplo e il presidente del FEI (Fondo Europeo per gli Investimenti) Dario Scannapieco, emerge una grande attenzione per il mondo delle start up innovative e più in generale per le PMI, considerate fondamentali per dare all’Italia un ruolo importante nel sistema competitivo globale.
Secondo le personalità intervenute, infatti, è necessario rinnovare il più possibile il sistema strutturale del nostro Paese, grazie a misure di sostegno all’imprenditoria innovativa, tra cui la normativa relativa appunto al venture capital.
In particolare, la Fondazione Cariplo è una sostenitrice delle start up innovative, come dimostra l’investimento di oltre 250 milioni di euro effettuato nel settore: Cappellini spiega, infatti, che Cariplo ha “impiegato tutti i fondi disponibili per sostenere startup e centri di eccellenza. In giro per l’Italia ci sono molte realtà di questo tipo, ma pochissimi attori pronti a sostenere“.

In questo quadro si inserisce il nuovo progetto di Vertis SGR, annunciato proprio durante il Convegno del 17 e 18 maggio, che prevede la costruzione di un nuovo incubatore di start up innovative a Napoli e il lancio di un nuovo fondo di investimento.

Il nuovo incubatore di Napoli nasce dalla collaborazione tra:

  • Vertis, che si occuperà dello scouting di idee innovative e degli investimenti;
  • La scuola di management IPE, per la formazione degli startupper;
  • Il Denaro, che si occuperà della comunicazione.

Lo scopo, come dichiarato da Antonio Ricciardi, direttore scientifico dell’Ipe, è quello di “fare in modo di evitare che i nostri migliori innovatori siano costretti a emigrare, come purtroppo ancora oggi accade“.

Durante il Convegno del 17 e 18 maggio, inoltre, Amedeo Giurazza (numero uno di Vertis SGR) ha dichiarato l’intenzione di istituire un nuovo fondo di finanziamento per le start up: “pensiamo di approvarlo in consiglio di amministrazione nelle prossime settimane, anche prendendo spunto dalla definizione di start up innovativa introdotta dal Decreto Sviluppo di fine 2012, nel quale sono previsti anche incentivi fiscali per gli investitori in fondi di Venture Capital”.

Il nuovo fondo si chiamerà quasi sicuramente Vertis Venture 2 ed avrà una dotazione pari a 60 milioni di euro: il precedente, invece, ha effettuato investimenti per 40,5 milioni.
A differenza del primo fondo di Vertis, che era focalizzato su aziende del Mezzogiorno, il nuovo fondo potrà investire su tutto il territorio nazionale anche attraverso investimenti seed, quindi con importi più modesti, di un valore compreso tra i 50mila e i 300mila euro.

Fonte: Il Denaro

Napoli, 20/05/2013

Digital Magics: un POC di 3 milioni di euro per il progetto di quotazione in Borsa

Digital Magics, venture capitalist ed incubatore di startup digitali ad alto contenuto innovativo e tecnologico, presente, tra l’altro, a Fisciano (SA) con 56cube, ha chiuso il processo per il collocamento di un Prestito Obbligazionario Convertibile (POC) di 3 milioni di euro e annuncia il progetto di quotazione in Borsa.

Digital Magics è un Venture Capitalist e Incubator che opera in Italia dal 2008: ha all’attivo l’avvio di 30 startup (di cui 6 exit) e l’investimento di circa 10 milioni di euro tra risorse proprie e fondi da exit. All’interno del Digital Magics LAB lavorano attualmente 11 professionisti, che seguono a 360° le startup incubate nel loro percorso di sviluppo.

Nel dicembre 2012 Digital Magics ha avviato un progetto per la quotazione all’Alternative Investment Market (AIM), la piazza finanziaria che Borsa Italiana ha costituito per le Piccole e Medie Imprese Italiane.
Oggi, grazie all’emissione del POC, il progetto di quotazione di Digital Magics fa un passo avanti: si tratta del primo incubatore in Italia che lavora a un progetto di questo tipo, finalizzato al rafforzamento del posizionamento di Digital Magics sul mercato italiano dei Venture Incubator. Grazie alle nuove risorse a disposizione, Digital Magics potrà ampliare il proprio modello di business, incrementare i propri investimenti e dar vita a nuove startup innovative nel settore internet e digitale.

La cifra di 3 milioni di euro del POC è stata raggiunta grazie alla collaborazione di 70 investitori privati ed istituzionali, tra i quali figurano il Gruppo Intesa Sanpaolo (attraverso il Fondo Atlante Seed), Banca Sella e Tamburi Investimenti Partners: tutti gli investitori avranno la possibilità di esercitare la conversione in occasione della quotazione, ma soprattutto entrano di diritto a far parte dell’Angel Network di Digital Magics. In questo modo, collaboreranno alle attività di selezione, mentorship e co-investimento delle startup incubate di Digital Magics.
Grazie ai nuovi capitali e ai nuovi angels, Digital Magics si prepara a far nascere nuove startup tra gli oltre 500 pitch che riceve e visiona ogni anno: lo scopo, come dichiarato dal Fondatore e Presidente di Digital Magics Enrico Gasperini, è infatti quello di continuare a contribuire “alla nascita di molte nuove imprese nel settore internet e digital, che ha conosciuto negli ultimi anni una crescita senza precedenti e che in Italia crescerà a doppia cifra nei prossimi anni“.

Napoli, 14/05/2013

1 35 36 37