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Tag: CIO

Digital360 Awards 2020: il premio per l’innovazione – Lazise dal 18 al 20 giugno 2020

Il premio per promuovere la cultura dell’innovazione e dell’imprenditorialità.

Al via la quinta edizione dei Digital360 Awards 2020, l’iniziativa del Gruppo Digital360 che ha l’obiettivo di creare un match making tra CIO e offerte innovative.

L’evento si integrerà con il CioSumm.It, a Lazise dal 18 al 20 giugno 2020 e vedrà la partecipazione della più grande community di CIO in Italia, oltre 150 personalità tra CIO, analisti, opinion maker, keynotespeaker che approfondiranno temi di particolare rilievo relativi all’innovazione digitale.

Il contest è strutturato in tre fasi distinte:

  1. i partecipanti inviano le proprie candidature accedendo alla piattaforma dei Digital360 Awards;
  2. la Giuria esamina le candidature e seleziona i progetti finalisti per le diverse categorie tecnologiche con la possibilità di interagire con i candidati per eventuali approfondimenti;
  3. i finalisti, durante l’Italian Awards Summ.IT, presentano i progetti attraverso pitch live alla Giuria che proclama i vincitori.

I migliori progetti di innovazione digitale verranno valutati in base a specifiche categorie tecnologiche tra cui:

  • Big Data Analytics;
  • Blockchain;
  • Cloud Computing;
  • CRM/Soluzioni per Marketing e Vendite;
  • Internet of Things;
  • Machine Learning e Intelligenza Artificiale;
  • Mobile Business;
  • Realtà aumentata e/o realtà virtuale;
  • Smart Working e Collaboration;
  • Soluzioni B2b e di eSupply Chain;
  • Soluzioni infrastrutturali.

Inoltre, ogni progetto, oltre al criterio di originalità e innovazione, è fondamentale quello della replicabilità, in quanto deve essere stato implementato in almeno una realtà e dovrà essere replicabile. Il terzo criterio adottato è quello della rilevanza dei benefici apportati.

Per partecipare all’evento Digital360 Awards 2020, la deadline è fissata entro le ore 24:00 del 20 aprile 2020, attraverso la compilazione del form al seguente link:  https://www.digital360awards.it/candida-il-tuo-progetto/

Per maggiori informazioni è possibile consultare il Regolamento al seguente link. https://www.digital360awards.it/wp-content/uploads/sites/4/2020/02/Regolamento-digital360-awards-2020_Def_4.pdf

 

WORKSHOP : Perchè anche le aziende di successo possono fallire? Le nuove regole dello scenario competitivo – 12 dicembre 2019 Smau Napoli

Instagram ha ucciso Kodak!! E’ quello che si legge sempre. Ma davvero è questa la verità? Il nostro coach Marco Meola analizza ii motivi del fallimento di grandi aziende con un workshop da non perdere.

Le nuove regole dello scenario competitivo” –  il workshop di SMAU che si terrà giovedì 12 dicembre 2019 alle ore 13:00 all’interno dell’Arena Imprese&Competitività della Mostra d’Oltremare, avrà come relatore Marco Meola e offrirà una panoramica per analizzare le cause dei fallimenti più illustri degli ultimi anni.

Nokia, Polaroid, Blockbuster, Toys’R’Us: tutte queste aziende sono state leader del loro settore, e sono tutte crollate. Ciò significa che le aziende di successo, per restare tali, hanno bisogno di reinventarsi continuamente. Non importa la loro dimensione, né il settore in cui operano, né la loro capacità di generare utili: tutti i business, per restare al vertice, devono imparare a creare nuovi prodotti di cui il mercato ha realmente bisogno.

Questo significa acquisire nuove capacità. Significa imparare a gestire al meglio il presente, mentre si esplora e si progetta il futuro. Significa formazione e apprendimento continui, per restare sempre sul pezzo e non soccombere nello scenario più competitivo e in continua evoluzione che la storia economica mondiale abbia mai visto prima.

Questo workshop ti permetterà di trovare risposta alle seguenti domande:

  • Perché le aziende di successo falliscono?
  • Come sfruttare le risorse esterne ed interne all’azienda per governare sulla prossima curva tecnologica?
  • Come diventare leader di mercati che ancora non esistono?

Per partecipare al WorkshopLe nuove regole dello scenario competitivo” è necessario compilare il form di iscrizione disponibile al seguente link: https://www.smau.it/napoli19/schedules/perche-anche-le-aziende-di-successo-possono-fallire-le-nuove-regole-dello-scenario-competitivo/

Startup e aziende consolidate: perché sono diverse e come gestire l’avvio di una nuova impresa

Il portale Inc.com ha appena pubblicato un interessante post firmato da Neil Patel, co-founder della startup Crazy Egg, che approfondisce il tema delle differenze tra startup e aziende tradizionali (in particolare quelle di grandi dimensioni) elencando una serie di pratiche che funzionano bene per le grandi aziende, ma sono dannose se replicate all’interno di una startup.

Spesso, invece, le startup pensano che imitare le pratiche e i comportamenti più diffusi nelle aziende possa essere un modo per crescere e arrivare al successo: in realtà, questo tipo di comportamento è molto dannoso perché la startup è totalmente diversa dalla grande azienda.

Vediamo, quindi, quali sono le pratiche aziendali per le quali una startup non è ancora pronta:

1) Le riunioni sono buchi neri che risucchiano tempo

Una startup, come afferma Patel, non ha tempo da perdere: deve agire, e non parlare su ciò che bisogna fare. All’interno di una startup, le riunioni dovrebbero essere molto diverse da quelle che avvengono nelle grandi aziende.

La riunione del team di una startup dovrebbe avere un obiettivo e un’agenda ben definiti, che occorre impegnarsi a mantenere. Inoltre, gli incontri dovrebbero essere limitati nella durata: 30 minuti possono bastare, a prescindere dall’importanza dei temi in calendario. Un consiglio è quello di tenere le riunioni in piedi, e di farle terminare sempre e comunque con un passaggio all’azione: “aggiornarsi alla prossima riunione” non equivale a passare all’azione.

2) Creare un protocollo inviolabile anche per i dettagli più minuziosi

Creare dei protocolli è sicuramente una buona idea, se servono a snellire le operazioni, eliminare la confusione e migliorare il funzionamento dell’azienda. Ma questo discorso vale per le grandi aziende: le startup non hanno tempo per queste cose.

Una startup è una macchina lean, agile, veloce: l’unica buona regola è quella di rompere le regole. Non è possibile dover seguire un protocollo obbligatorio di numerosi passaggi per qualsiasi tipologia di attività.

Il protocollo è fondamentale più avanti nel tempo, sicuramente non nei primi passi di attività di una startup.

3) Imparare tutto ciò che si può prima di iniziare a fare

Su questo punto, l’autore cita una frase di Richard Branson: se qualcuno ti offre un’opportunità straordinaria di fare qualcosa, ma non sei sicuro di poterlo fare, accetta comunque e poi imparerai come fare!

La ricerca e l’apprendimento sono fondamentali, ma in una startup è altrettanto fondamentale passare all’azione: soprattutto per una nuova azienda che deve essere rapida nello sviluppo.

4) Ritardare tutte le decisioni importanti

In una grande azienda, le decisioni importanti attraversano un percorso lungo fatto di riunioni, e-mail, ripensamenti che si susseguono finchè qualcuno non prende la decisione finale. Sicuramente si tratta di un percorso indispensabile, in un contesto in cui c’è molto in gioco e ci sono tante parti interessate con la propria voce in capitolo.

Una startup, invece, fa progressi soltanto se riesce ad eseguire i piani rapidamente: qualsiasi ritardo nelle decisioni strategiche rischia di bloccare lo sviluppo del business.

5) Tenere dei segreti

Mentre nelle grandi aziende possono esserci molte informazioni “Top Secret”, per una startup il discorso è diverso: come insegna anche l’esempio di Buffer, la trasparenza e la condivisione sono la chiave giusta cui affidare la cultura aziendale (ne abbiamo parlato in questo recente post del nostro blog).

Mantenere delle informazioni riservate e segrete non è utile per una startup, in quanto favorisce un’esclusività sterile, una cultura aziendale stratificata e una concorrenza interna spietata.

6) Affitare un grande e costoso ufficio

Alcune startup affrontano spese molto ingenti per affittare uno spazio costoso in cui stabilire il proprio quartier generale: questo, nella speranza che la posizione geografica possa servire a cementare la reputazione dell’azienda.

Questo non è utile: se una startup non può permettersi un ufficio costoso, non dovrebbe affittarne uno ma concentrarsi su altri aspetti senza sprecare capitali.

7) Provare qualcosa di costoso

E’ sicuramente giusto provare, testare, lanciarsi in una serie di ipotesi ed attività differenti: ma queste scelte devono essere accuratamente selezionate.

Una startup ha sempre pochi capitali da spendere, e deve stare attenta a come li investe: ecco perché i tentativi vanno ben ponderati, assumendosi solo i rischi per cui vale la pena investire e lasciando perdere il resto.

8) Creare etichette “C-Level” per qualsiasi posizione

Le grandi aziende assumono amministratori per qualsiasi attività e gli affidano un’etichette “C-Level”: CEO, CMO, CIO, CFO sono solo alcuni esempi delle posizioni che si possono creare.

In una startup questo tipo di titolo, che assegna ruoli di tipo dirigenziale o comunque va a disegnare un capo, sono assolutamente da evitare: si rischia di danneggiare la cultura aziendale, il team e le prestazioni.

Ciò che conta per una startup è il team, i titoli sono inutili.

In conclusione, Patel afferma ancora una volta che l’ambiente di una startup è completamente antitetico rispetto a quello di una grande azienda: ne consegue che i comportamenti, le attività, le pratiche devono svolgersi in maniera totalmente differente e che le startup devono evitare di seguire l’esempio di aziende consolidate quando sono all’inizio della propria attività.

Il post originale è disponibile qui: http://www.inc.com/neil-patel/8-things-corporations-do-that-your-startup-shouldn-t.html

Napoli, 16/01/2015