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Il Blog del CSI

Da venture capitalist e business angels, un’analisi degli investimenti “early stage” in Italia

Per il secondo anno consecutivo, è stato pubblicato da IBAN (l’associazione dei business angels italiani) e VeM (osservatorio sul venture capital), in collaborazione con l’Università LIUC un report che analizza i dati relativi agli investimenti “early stage” in Italia nell’anno 2012.

Il documento offre una serie di dati e di spunti interessanti: per prima cosa, appare positivo il dato secondo il quale l’ammontare degli investimenti seed e startup è rimasto sostanzialmente invariato rispetto all’anno precedente, se confrontato al calo registrato un po’ ovunque a livello europeo.
Bisogna però tener conto del fatto che il mercato italiano degli investimenti early stage è sicuramente più recente e immaturo rispetto ad altri paesi europei, e che la mancata flessione potrebbe dipendere proprio da questo fattore.
Nello specifico, l’ammontare registrato nel 2012 si assesta su una cifra di 80 milioni di euro, di cui 50 milioni provenienti dal venture capital e i restanti 30 da business angels.

Per il venture capital cresce il numero delle operazioni, ma diminuisce quello dell’importo investito: per i business angels, invece, si assiste al fenomeno opposto, tanto che l’importo medio investito in ciascuna operazione è praticamente raddoppiato dai 180.000 euro registrati nel 2011 ai 360.000 euro dei dati relativi al 2012.
Aspetto interessante e inaspettato, l’aumento del numero di operazioni in cui figurano sia venture capitalist che business angels.

Riguardo invece alla tipologia di investimento, il mercato dell’early stage si suddivide essenzialmente in investimenti seed e startup: dal report relativo all’anno 2012 emerge una sostanziale preferenza per gli investimenti del primo tipo, sia da parte di fondi di venture capital che da business angels.

Il report analizza poi la distribuzione geografica degli investimenti early stage in Italia: rispetto all’anno precedente non si rilevano grosse novità. La Lombardia è ancora la Regione che attira la maggior parte degli investimenti (33%), ma appare interessante il dato secondo cui sono i business angels a preferire le regioni più a Nord (in particolare Lombardia, Piemonte e Toscana), mentre i venture capitalist investono molto di più a Sud, concentrando in queste Regioni il 35% dei propri investimenti early stage.

Dal punto di vista della distribuzione settoriale non ci sono sorprese: è ancora una volta l’ICT il settore trainante, in particolare nel mobile e nelle web app.
Sorprende invece un dato relativo alle forme societarie preferite dagli investitori: il 20% delle operazioni è infatti in startup innovative, dato che assume molta importanza per il fatto che questo tipo di società è stato introdotto nell’ordinamento italiano molto di recente.

In conclusione, l’analisi complessiva del report sul settore degli investimenti early stage evidenzia alcuni segnali positivi e altri negativi: tra i primi è sicuramente da annoverare la vivacità del comparto, che ha mantenuto invariato il livello di investimenti rispetto al resto d’Europa.
Da guardare in maniera positiva anche la crescente collaborazione tra venture capitalist e business angels, mentre l’ammontare totale degli investimenti early stage sul territorio nazionale (pari ad 80 milioni di euro) non è ancora in grado di competere con mercati più sviluppati in Europa come la Germania, la Francia e il Regno Unito.

L’intero report è scaricabile a questo link.

Napoli, 10 luglio 2013

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