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Il Blog del CSI

Innovation Union Scoreboard 2013: l’innovazione a due velocità dell’UE

La direzione generale per le imprese e l’industria della Commissione Europea ha appena pubblicato l’Innovation Union Scoreboard 2013, lo screening annuale sull’innovazione nell’area UE.

Dai risultati emergono essenzialmente una buona e una cattiva notizia: nel suo complesso, l’Unione Europea è più innovativa dello scorso anno nonostante il perdurare della crisi economica, ciò nonostante aumenta il divario tra i 27 Stati Membri.
I dati mettono in luce un’Unione Europea a due velocità, con i Paesi più innovativi che hanno ulteriormente migliorato le proprie performance, mentre gli altri non riescono a fare progressi: la lenta ma progressiva convergenza registrata negli ultimi anni tra Paesi in difficoltà e grandi innovatori ha subito un brutto colpo d’arresto, se non addirittura una vera e propria inversione di tendenza.

Il rapporto fornisce una valutazione comparativa delle prestazioni di ricerca e innovazione degli Stati membri dell’UE-27 e dei punti di forza e di debolezza della loro ricerca e di innovazione e prende in considerazione 24 parametri, raggruppabili in tre macro-categorie:

  • elementi abilitanti: gli elementi fondamentali che rendono possibile l’innovazione (risorse umane, finanziamenti e aiuti, sistemi di ricerca aperti, di eccellenza e attrattivi);
  • attività delle imprese che rispecchiano in che modo le imprese europee sono innovative (investimenti, collaborazioni e attività imprenditoriali, patrimonio intellettuale);
  • risultati che mostrano come ciò si traduce in benefici per l’intera economia (essenzialmente gli effetti economici derivanti).

La classifica risultato dell’analisi raggruppa i Paesi dell’UE in quattro gruppi:

  • Innovation leaders: Svezia, Germania, Danimarca e Finlandia, tutti mostrano una performance ben superiore a quello della media europea.
  • Innovation followers: Paesi Bassi, Lussemburgo, Belgio, Regno Unito, Austria, Irlanda, Francia, Slovenia, Cipro ed Estonia mostrano un andamento simile a quello della media europea (si tratta dei Paesi che “tengono il passo“).
  • Moderate innovators: La performance di Italia, Spagna, Portogallo, Repubblica Ceca, Grecia, Slovacchia, Ungheria, Malta e la Lituania è inferiore a quello della media europea.
  • Modest innovators: La performance della Polonia, la Lettonia, la Romania e la Bulgaria è ben al di sotto della media UE.

L’Italia è rimasta come lo scorso anno nel gruppo degli Innovatori Moderati, collocandosi al di sotto della media UE (che corrisponde ai Paesi appartenenti al gruppo b): dal country profile della Commissione, si evincono una serie di punti di debolezza del nostro Paese. Innanzitutto il ritardo negli investimenti per la modernizzazione dei settori pubblico e industriale, in particolare quello ad alto contenuto tecnologico, e l’insufficiente percentuale di Pil investita in ricerca e sviluppo (mentre Roma è ferma all’1,3 per cento sul Pil, la media Ue è al 2 per cento mentre i leader d’innovazione sono già al 3 per cento). Tra i punti di forza, invece, la disponibilità di capitale umano e di innovatori. Da osservare anche il dato delle imprese che debuttano in mercati per loro del tutto nuovi (più 13 per cento). Si osserva inoltre un forte calo negli investimenti in Venture Capital (meno 8,2 per cento), nelle spese per l’innovazione diverse da quelle per attività di ricerca e sviluppo (meno 15 per cento), e il livello di occupazione per profili ad alto valore aggiunto (meno 0,4 per cento): probabilmente osare di più negli investimenti consentirebbe all’Italia di passare dal gruppo dei “Moderate Innovators” a quello dei “Followers”, nella consapevolezza che, come sottolineato dal Vicepresidente della Commissione europea Antonio Tajani, “Gli investimenti nell’innovazione sono essenziali, se vogliamo mantenere la nostra competitività globale e rilanciare la crescita in Europa. Dobbiamo incoraggiare l’imprenditorialità poiché le Pmi sono un volano essenziale dell’innovazione“.

Per approfondimenti:

 

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